Valerio Stivè, “Inner City Romance” di Guy Colwell: ritratti di vite ai margini della società, Fumettologica.it, 13 luglio 2021

Valerio Stivè, “Inner City Romance” di Guy Colwell: ritratti di vite ai margini della società, Fumettologica.it, 13 luglio 2021

I fumetti di Guy Colwell sono un gioiello nascosto dell’underground americano, un classico perduto nei meandri della cultura alternativa californiana degli anni Sessanta e Settanta. Oggi Colwell ormai è un signore anziano dalla longeva carriera artistica, noto soprattutto per la sua attività di pittore più che come fumettista. Sin dagli anni Settanta, però, ha realizzato anche fumetti come quelli raccolti in Inner City Romance, usciti negli Stati Uniti per alcuni dei più importanti editori underground, come Last Gasp Press, che negli anni ha pubblicato autori seminali come Robert Crumb, Justin Green, Bill Griffith, Junko Mizuno e Keiji Nakazawa.

La pittura di Colwell ha colori vivaci e brillanti, è prettamente figurativa ma anche carica di tratti surreali e di messaggi sociali, dedita alla rappresentazione di un universo sociale variegato e di estrazione popolare. Colwell ritrae sobborghi, angoli di strade, luoghi urbani dalla vitalità intensa, popolati da un’umanità vivace, florida, multietnica e spesso festante.

Seppure prettamente in bianco e nero, anche i suoi fumetti sono calati in una realtà urbana turbolenta, vibrante, complessa, e indagano un substrato sociale popolato da gente povera (con predilezione per la popolazione di colore), emarginati, drogati, avanzi di galera, prostitute. I suoi personaggi sono reietti perduti nell’abuso di droghe, nel sesso sfrenato e di gruppo. Si nascondono in squallide stanze di ghetti californiani degli anni Settanta, vivono in strada o sopravvivono in prigione, partecipano a manifestazioni e subiscono le violenze e le discriminazioni della polizia.

La versione di Colwell del post anni Sessanta è quella di una porzione di società americana che ha vissuto ai margini, i cui sogni di gloria e di libertà non sembrano mai realizzarsi. Lo sguardo dell’autore è anti-borghese, lontano da quello dei figli dei fiori e dalla loro spensieratezza. E poi c’è la droga, che attraversa ogni immagine e vicenda narrata e le impregna dando vita a situazioni folli e deviate e a disegni che con grande agilità passano dal realismo alle derive più surreali e visionarie, grazie a un tratteggio fitto, quasi ossessivo.

I fumetti di Colwell hanno un tratto graffiante e intenso, che alterna momenti di fluidità ad altri piuttosto rigidi, e prende ispirazione dal lavoro di autori di poco precedenti come Spain Rodriguez o Victor Moscoso. Ai più giovani potrà invece ricordare le figure plastiche e ricche di pathos di un Benjamin Marra.

Colwell rappresenta uno spaccato di una società e di un modo di fare arte frutto di una vita vissuta sulla strada e ai margini. l’autore ha infatti effettivamente trascorso un periodo in carcere, si è impegnato per i diritti delle minoranze e ha lavorato come disegnatore per le cronache dei processi. 

Quelli raccolti in Inner City Romance sono racconti di trasgressione e perversione, ma anche una testimonianza sociale diretta. In un certo senso siamo distanti dal fumetto underground di fine Sessanta dove spesso la trasgressione era pura provocazione (come succedeva spesso con le storie acide del collettivo di Zap! Comix). I folli fumetti di Colwell sono invece più veri di quanto possa sembrare.

Il volume pubblicato da Bizzarro Books svolge un ottimo lavoro nell’introdurre un autore finora fondamentalmente sconosciuto al pubblico italiano, che resta anche a distanza di tutti questi anni un autore di nicchia, ma immancabile nelle librerie di chi vuol conoscere il fumetto indipendente americano.

Inner City romance
di Guy Colwell
traduzione di Marco Bisanti
Bizzarro Comics, aprile 2021
brossura, 208 pp., b/n
18,00 €

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