Luca Sancini, “Dimmi chi sparò a Reggio Emilia”, La Repubblica – Bologna, 8 luglio 2020

Luca Sancini, “La Repubblica – Bologna”, 8 luglio 2020

 

I due ragazzini reggiani che quel 7 luglio di 60 anni fa, dopo un giorno di pesca e giri in bicicletta, ascoltarono alla radio che in centro si era sparato e c’erano stati dei morti, sono ora due adulti che osservano sul selciato cinque pietre d’inciampo in memoria di altrettanti assassinati.

Così, tra realtà e finzione, comincia il racconto- fumetto di Claudio Bolognini e Fabrizio Fabbri “SANGUE DEL NOSTRO SANGUE“, edito dalla Red Star Press di Roma, un centinaio di pagine dedicate a Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli. Sono i morti di Reggio Emilia, celebrati da una popolare canzone scritta da Franco Amodei, che suggerisce anche il titolo del libro, uccisi a sangue freddo nel pomeriggio del 7 luglio 1960 dalla polizia durante gli scontri di piazza che stavano agitando l’Emilia e tutta l’Italia per protestare contro il governo Tambroni, il presidente del consiglio democristiano che fece leva sui voti decisivi del Movimento sociale italiano a sostegno della sua maggioranza.

Il volume è un lavoro a quattro mani, dentro il quale Bolognini si è occupato dei testi e della ricostruzione storica, lavorando sulla stampa d’epoca, sulle carte processuali – in collaborazione con l’istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia – e sulle testimonianze di alcuni parenti delle vittime: come il fratello di Ovidio Franchi, Silvano, e il figlio di Lauro Farioli, Ettore. Fabbri, artista che si muove tra pittura e fumetto, ha scelto invece il bianco e nero e il tratto a matita per dare immagine alla vicenda.

Una settimana prima, a Genova, la popolazione aveva di fatto impedito il congresso del Msi che si doveva tenere in città; a Roma, a Porta San Paolo, la polizia a cavallo aveva caricato i deputati della sinistra; e a Reggio Emilia, il 4 luglio, c’erano già stati violenti scontri. Quel 7 luglio furono sparati quasi 200 tra colpi di mitra, moschetto e pistola contro i cittadini reggiani che partecipavano a una manifestazione indetta dal sindacato. E il fumetto, con rimandi tra passato e presente, fa rivivere i pensieri e le riflessioni di Mario e Gino, bambini il giorno dell’eccidio, adulti in cerca di risposta ai giorni nostri. Scorrono le immagini delle camionette della celere, la lunga sparatoria, prima i lacrimogeni poi i proiettili, i caduti, e poi gli imponenti funerali con il segretario del Partito comunista Palmiro Togliatti e il vecchio Alcide, il papà dei sette fratelli Cervi, i partigiani fucilati dai fascisti durante la guerra.

Come spiegato nell’epilogo del libro, risposte alla richiesta di giustizia non ce ne furono: alcuni anni dopo, spostato il processo a Milano per legittima suspicione, nessuno dei comandanti dell’ordine pubblico e dei poliziotti in servizio subì condanne. Lasciando ad oggi il 7 luglio di Reggio Emilia come una delle tante stragi della nostra storia senza i nomi dei colpevoli.

Nelle tavole di ” Sangue del nostro sangue” fa spesso capolino una colomba, ed è un omaggio ad una storia che da anni si racconta a Reggio Emilia: Ovidio Franchi addestrava colombi viaggiatori, e uno di loro – che era stato liberato pochi giorni prima del 7 luglio – tornò a casa il giorno del funerale, suo e dei suoi quattro compagni uccisi.

 

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