Contro l’imperialismo: solidarietà a Paolo Nori e a tutte le vittime della russofobia

Ci sono notizie che devi leggere e rileggere prima di accettare che sì, sono vere. Tra queste, la comunicazione con cui l’Università Bicocca di Milano ha deciso di cancellare il corso che lo scrittore Paolo Nori avrebbe dovuto tenere su Dostoevskij, un autore il cui stesso nome è, per antonomasia, sinonimo di grande romanzo. 

 

 

“Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice dì rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello dì evitare ogni forma dì polemica soprattutto interna in quanto momento dì forte tensione” – questo il messaggio, diffuso dallo stesso Nori, con cui l’ateneo milanese cala la mannaia della censura su ciò che dovrebbe essere normale attività didattica e culturale.

La scelta della Bicocca, a ben vedere, non può certo essere considerata un episodio isolato. Come considerare, altrimenti, l’allontanamento del direttore di orchestra Valery Georgiev dalla Scala di Milano dopo che lo stesso – come ci fa sapere il sindaco di Milano in persona – si sarebbe rifiutato di sottoscrivere una sorta di manifesto pro-Nato compilato per l’occasione dall’istituzione meneghina?

Sarebbe facile, a questo punto, per smascherare l’ipocrisia di simili soggetti, sventagliare un nutrito elenco di sanguinari guerrafondai di ogni paese accolti con tutti gli onori in qualunque luogo politico, sportivo o culturale italiano (per non dire statunitense o europeo). Ma il punto è diverso e consiste, piuttosto, nel chiedersi cosa accadrà adesso: quanto manca, per dirne una, alla chiusura d’ufficio dei pochi media non allineati rispetto alla trionfalistica propaganda con cui si chiede ai comuni cittadini non certo di condannare la guerra ma di sostenere entusiasticamente le prove generali di conflitto mondiale? Quanto manca, per dirne un’altra, alla revisione dei cataloghi delle case editrici e/o alla loro estromissione dagli appuntamenti di settore nel caso in cui le scelte editoriali non risultassero consone al clima guerrafondaio supportato dal governo con manovre sempre respinte quando avrebbero dovuto e potuto riguardare i bisogni normali delle persone comuni (a cominciare dalla sanità visto che il non parlarne non fa smettere di morire di covid)?

Essere contro la guerra – qui e ora – significa essere contro l’imperialismo di qualunque colore e opporre il più categorico rifiuto alla proliferazione bellica. Significa anche, forti di una costituzione dedicata al disprezzo della guerra, rifiutare la presenza in Italia dei micidiali ordigni della Nato. Significa, allo stesso tempo, opporsi alla feroce russofobia con cui si stanno portando fiumi d’acqua al mai sazio mulino del razzismo: principale nemico di quella solidarietà internazionale e proletaria con cui vanno combattute tutte le guerre, sacre soltanto all’interesse dei padroni.

Pace tra gli oppressi – guerra agli oppressori, si diceva una volta. Crediamo sia quantomai necessario, per opporsi alla guerra, ribadire il concetto con tutte le nostre forze.

Solidarietà a Paolo Nori e a tutte le vittime dell’imperialismo, del razzismo e della russofobia.

 

Red Star Press – Roma, 2 marzo 2022.

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