In Donbass non si passa: la resistenza antifascista di Alberto Fazolo alla cattiva informazione

Dire che si possono anche non condividere le idee che un autore esprime in un libro è una cosa ovvia. Altrettanto ovvio, però, dovrebbe essere che dalla lettura di un giornale ci si aspetta, se non un minimo di obiettività, almeno un certo rigore. Tutte e due le cose mancano nell’articolo che vediamo pubblicato su “Il Messaggero” del 7 maggio 2021 a firma di Cristiano Tinazzi. Sotto il titolo “I romani che combattono tra i filorussi del Donbass” vengono snocciolate parole a cui è difficile dare un senso e che, in uno stesso calderone, fanno finire non solo cose che non hanno nulla a che fare tra di loro ma anche cose che non hanno affatto a che fare con il Donbass. Non ci interessa più di tanto capire cosa ha spinto l’autore di un simile pezzo a scrivere ciò che ha scritto. Quello che sappiamo è che il libro “In Donbass non si passa”, scritto da Alberto Fazolo e Nemo e pubblicato dalla Red Star Press, non è solo citato a sproposito dal Tinazzi ma è anche e soprattutto un lavoro serio e rigoroso, frutto di impegno, ricerche e abnegazione. Alla resa dei conti, uno dei non molti libri in circolazione utile a capire cosa sta succedendo in Ucraina, ricorrendo a fonti dirette. Ne consigliamo la lettura al Tinazzi. Che eventualmente potrà non essere d’accordo con Fazolo – a cui va il nostro supporto, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà – ma che senz’altro, dopo questo sforzo, potrà avere le idee un po’ più chiare non solo sul Donbass e l’Ucraina, ma anche sul quartiere romano di San Lorenzo e sul significato stesso della parola “giornalismo” (Red Star Press – Roma, 7 maggio 2021).

 

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