Francesca Moretti, “Negretta – Baci razzisti, romanzo di formazione sul razzismo in Italia”, Illibraio.it, 18 luglio 2020

 

Nata in Italia da padre bergamasco e madre ruandese, Marilena Delli Umuhoza, oltre a essere scrittrice è anche fotografa, regista e collabora con il marito, il produttore musicale Ian Brennan. Nel suo nuovo libro, il romanzo di formazione “Negretta – Baci razzisti”, ambientato negli anni Novanta, emergono alcune sfumature dell’esperienza afroitaliana.

Negretta – Baci razzisti è la seconda opera di Marilena Delli Umuhoza, già autrice del memoir Razzismo all’italiana – Cronache di una spia mezzosangue (2016), pubblicato con Aracne Editrice.

Nata in Italia da padre bergamasco e madre ruandese, Marilena Delli Umuhoza, oltre a essere scrittrice è anche fotografa, regista e collabora da anni col marito, il produttore musicale Ian Brennan.

Il suo ultimo libro, edito da Red Star Press, è ambientato negli anni Novanta ed è incentrato sulla storia di Marilena Galliteli, detta Caffè, o ancora più spesso apostrofata con l’epiteto poco lusinghiero “negretta”. Lei, figlia di Chantal, una donna ruandese scampata al genocidio e di Giuseppe, un ex prete missionario in Africa, vive dalle parti di Bergamo e con una comunità arrabbiata, impoverita, degradata, sessista e soprattutto razzista. Con l’arrivo della Lega Nord, che trova terreno fertile proprio nel milieu bergamasco, Mari si ritrova – in modo paradossale – a dover far i conti non solo con dei compagni di classe esplicitamente sostenitori del Carroccio, ma anche con una madre e un padre che non faticano a riconoscersi in quegli stessi ideali.

Ed è probabilmente anche grazie alla storia personale dell’autrice che alcune sfumature dell’esperienza afroitaliana vengono raccontate in modo efficace, senza mai scadere nel patetismo, fornendo così a lettrici e lettori un affresco a tinte forti.

Tale è il grado di verismo del racconto che in alcuni punti Marilena Delli Umuhoza sembra riecheggiare, in modo indiretto, E poi basta: Manifesto di una donna nera italiana, di Esperance Hakuzwimana Ripanti (People, 2019)

“Se tua madre lavora, deve per forza di cose pulire le scale. O fare la puttana. Se invece cammini da sola per strada, sei tu a essere presa per una puttana. Succede se sei una donna. Nera. In Italia. Oggi. E non ha nessuna importanza che tu sia nata in questo paese, perché ci sarà sempre chi, ascoltandoti parlare, non potrà fare a meno di stupirsi di come tu conosca così bene l’italiano… Accade perché la lingua della discriminazione non conosce mezzi termini”.

Se con Razzismo all’italiana, l’autrice aveva mostrato uno stile di scrittura semplice ma molto scorrevole, caratterizzato da una certa dose di ironia nel raccontare le vicende che la coinvolgevano in prima persona, in Negretta – Baci razzisti ritroviamo la stessa fluidità narrativa in un inquadramento che tende molto di più al dramma.

È apprezzabile la scelta di orchestrare il testo seguendo tre diverse linee narrative: le vicende di Mari, il percorso che ha portato Giuseppe al sacerdozio e la storia di sopravvivenza di Chantal. Chiaramente l’obiettivo nella descrizione degli eventi precedenti alla nascita di Marilena si concretizza nella necessità di giustificare il comportamento severo e a tratti violento dei due genitori nei confronti della figlia.

È però bene specificare che tra le pagine si nota una certa indulgenza soprattutto nei confronti del padre e in generale delle figure maschili, nonostante presentino atteggiamenti problematici. Senza anticipare nulla, ad esempio, anche in Negretta è presente l’abusato cliché dell’odio che finisce inevitabilmente per trasformarsi in una straripante attrazione sessuale. Tale tematica, spesso presente in prodotti mediali dedicati ai ragazzi – si pensi alle polemiche legate al rapporto tra Eric e Adam protagonisti della celebrata serie Sex Education – rischia di perpetrare degli stereotipi.

D’altro canto, alcune delle pagine più riuscite del romanzo sono quelle in cui si descrive il rapporto tra Caffè e la sua amica Latte, l’alter ego della protagonista. La loro amicizia ha, soprattutto nel contesto disagiato in cui sono cresciute, un sapore velatamente politico, che in alcuni frangenti sembra anche richiamare il rapporto tra Lenù e Lila nel primo capitolo de L’amica geniale o, ancora, l’amicizia tra le due bambine protagoniste di Swing Time di Zadie Smith.

In conclusione, il libro di Marilena Delli Umuhoza è certamente apprezzabile perché si rivolge senza remore a un pubblico “young adult” raccontando in modo delicato ed estremamente semplice molti dei topos della letteratura di formazione, quali il rapporto conflittuale con i genitori, l’amicizia, le droghe, i primi amori e le prime esperienze sessuali.

Non stupirebbe se l’autrice decidesse di scrivere dei nuovi capitoli, facendo diventare la storia di Marilena Gallitelli una vera e propria saga che pone al centro, per la prima volta, l’esperienza di una donna nera italiana.

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